lunedì 30 settembre 2013

IL VERO ROMANZO



un romanzo mi rimetterebbe in piedi
ma il pane è da un'altra parte.
ho bisogno di mettere insieme 4 o 5 maschere
e far ballare un pò me stesso.
ma mi manca la bancarella,
i contanti
e un pò d'amici sinceri.
ho un tavolo pieno di cazzate,
un cielo azzurro alla finestra
e una penna con la febbre,
forse ci riesco lo stesso a combinarci qualcosa.
e una scuola di bambini
dove io non riesco mai
a farmi sbattere fuori.
dovrebbe venirne fuori una roba decente
se riuscissi a farmi finanziare
da quel vento strano
che è il nulla del mio tempo.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

SI VIVE SOLI




si vive soli,
con qualche discorso messo in piedi accanto.
qualche ciao,
qualche arrivederci,
qualche addio.
un dolcetto nella madia,
una pistola nel comodino.
un pugno stretto sul nulla,
un pensiero di traverso nell'infinito.
per il resto il cielo è nuvolo
e i tetti tutti pieni di merda di cornacchie.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

IL FETICCIO



si vive tutti per un feticcio,
il senso della vita è solo qui.
ci nascondiamo nell'ombra di un idolo
perchè in realtà abbiamo paura di noi stessi.
la verità è un'altra maschera
dove ognuno nasconde se stesso.
se davvero scopri te stesso
trovi solo un ridicolo pagliaccio
alla più grande fiera delle vanità
possibile e immaginabile.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

OGNI CUORE HA IL SUO DELITTO




ogni cuore ha il suo segreto,
e certo la miglior cantante
è sempre la menzogna.
si sospetta sempre un gran delitto
e invece è un letto felice buttato
dalla finestra.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

NOTIZIA SUL GIORNALE



ti ho letto sul giornale, sai,
era un mercoledì delle ceneri
e tu t'eri scordata le ciabatte in chiesa.
il sagrestano suonando le campane di notte
trovò il tuo misfatto
scolpito sul materasso.
era una testa malata di terracotta
che tutti prendevano 
per un grande cuore innamorato.
ti spacciavi sempre per un'allegra bigotta
e invece assassinavi bibbie a pagamento.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

LA FOLA DEL PRIVATO



la fola del privato,
si ingaggia un ladro
per costruire un tribunale.
la vita vera
fiorisce sempre in un manicomio,
che crediamo intanto,
tra una partita e l'altra,
la suprema università
della filosofia.
in guerra si combatte,
chi discute ha già perso.
l'asso raccoglie sempre tutto,
e sotto il tavolo
c'è sempre uno spione impotente.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

L'ASSALTO ALLA SPOSA



il meccanismo dell'ombra
te lo accende la bionda,
che in pratica è una bambola sognata.
poi là dentro c'è un'altra donna,
mentre tu dai l'assalto alla rocca
senza mai capirci niente.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

C'E' UN BULLO NELL'AMORE



c'è un bullo nell'amore e te lo raccomando,
è la sproporzione dell'attesa
sulla realtà.
è il fiore nel sistema contabile,
che sbatte la sua stupida corona
sulla sbronza generale del soldo vigliacco
e traditore.
è la pietruzza del sogno che si crede montagna.
intanto la strada alberata e odorosa
ti porta al manicomio.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

LA SAPIENZA SCONOSCIUTA DEL CORPO



la volontà del corpo parla per conto suo,
non sta mica a pensare a te.
è un demonio bizantino
che non ha mica la faccia di un libro,
di una logica riconoscibile.
il corpo ha una sua sapienza superiore
che non vuole condividere con nessuno,
meno che meno con gli einstein del momento.
il cervello se ne va come una noce nella corrente,
il cuore se la ride come un pomodoro sotto il sole,
il fegato sogna come un sacco di fagioli in cantina,
i capelli crescono come il grano sulle colline.
tutto per bruciare come in un forno
per una passione d'amore.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

FOLLIA D'AMORE




la follia è pesante da portare,
è bollente da assaggiare,
ti brucia le labbra e il cuore.
è un anfiteatro romano dove balla furioso
sempre un amore andato a male,
un giardino delle delizie
dove un demonio si diverte un sacco
a soffiare nello stupido zufolo
del tuo senno perduto.
tu credi di essere un guerriero
ma sei invece un servo balordo
di un lunghissimo affanno che ti ruberà
anche il tuo più minimo onore.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO 

L'ETERNO LICEO



aspettare insieme a te, là proprio all'angolo,
quella corsa d'amore
che devo fare per correggere le mie angosce
e che non mi va più di fare,
perchè anche i piccioni son stanchi
di andare su per i tetti
in questi giorno tetri d'autunno,
in nome di quel grande romanzo
dove per filia di dannazione
si bruciano miliardi di follie.
ma questo è pure l'amore,
una stanchezza flaccida
che manda ancora un pò di luce.
io per conto mio tradurrei ancora Novalis,
ma ne ho pure alquanta paura.
i miei maestri ormai son tutti via,
e io sto qui a illanguidirmi
con uno sguardo perso
che spaventerebbe qualsiasi libro.
mi svegliano le lasagne da riscaldare
al mio figliolo che è anche lui oltremodo stanco
di continuare a frequentare questo maledetto
eterno liceo.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

martedì 17 settembre 2013

ALBERI NELLA PENOMBRA

bruciamo come alberi raccolti nella penombra,
amando pallide visioni,
come ragazzini bugiardi
in attesa di scappare.
ma il tempo dei gatti giovani è trascorso,
ora si tratta di imparare a ridere
assistendo alle più atroci vigliaccherie.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

ANIMA, CHE PAROLA PER MATTI

anima,
che parola per matti.
in segreto licenziamo in tronco i sentimenti
e poi truci
ci appassioniamo ai numeri dei vecchi serpenti.
siamo lucide carogne dalle mille risorse,
viviamo di calunnie e lamenti.
e ce ne andiamo già storditi del nostro
in quei turpi barconi da vacanze seriali dallo spirito
a rimpinzarci di nulla molto alcolico,
di pietre frantumate in neve finta,
e ci crediamo davvero sinceri e puri,
mentre in realtà
prendiamo per il culo il mondo intero.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

IL BEL VESTITO

siamo innamorati di un vestito,
la ragazza può pure andarsene altrove.
noi ragazzi siamo matti.
facciamo l'amore con pizzi e calze di seta.
là svolgiamo la capriola metafisica
del cambio della guardia al firmamento.
portiamo castelli di giornali osceni
al nostro cuore
e lì diciamo di sedersi alla spiantata di turno,
l'importante che sia molto eccitante e sexy.
poi di mattina, tornando a casa,
piangiamo sulla nostra maledizione 
sporca di rossetto alla moda,
masticando bestemmie amare
sulla sorte appesa al vento
di questo squallido quartiere popolare.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

CAMION PIENE DI MUSE

si riempiono i camion ormai di muse d'accatto,
quelle che durano solo mezzo minuto
attorno al banchetto dei proci
che fanno la festa a Ulisse.
queste strane condottiere di bellezza
che alzano le loro coltri sui diafani balconi
del web,
scrivendo città intere piene di menzogne
mentre la serratura dell'infinito
è un pezzo 
che è diventato un unico blocco di ruggine,
e a social press e a sballon club
viene avanti il manicomio
con passo d'uncino,
che vuole aprirsi un dormitorio
per anime abbandonate.
intanto la poesia è nuda per strada,
e non la vede nessuno.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

L'INTIMO SEGRETO DELLA POESIA

raccontami alle spalle quello che sai di me
e dimmi che sono una terra lontana
che ride sola
in mezzo al mare.
nel ghiaccio di questa città
nuoto a braccio in mezzo all'odio
e al latrocinio,
ma ho la mia brava mente di artista
che manda a memoria la comunione
e vive di vuoto,
un pò come tutti.
demoliscono e menano mazzate,
e io ormai sono un disperso in mezzo a loro.
ma qui, su questa collina solitaria,
fiorisce ancora l'intimo segreto della poesia.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

lunedì 9 settembre 2013

LA CAVALLERIZZA

per me, disse,
io son grande e tutti gli altri piccolini.
le mie amiche poi non le vedo proprio.
non le affitto neanche.
che m'interessa se non mi amano?
son quasi inesistenti.
io per me sono ancora qui
ma loro dove sono?
non si vedono neanche.
io sono magra e gioco al circo
del fate un pò voi.
scoppio come una fucilata
e mi vesto del profumo 
della mia stessa bellezza.
che fanno le altre?
le parrucchiere, se gli va bene,
altrimenti nulla.
io ne cambio uno al mese.
viaggio e vedo le primavere
un pò dappertutto a questo guasto mondo.
volo in aereo pure
se mi va.
uso rossetti e ali di albatross,
in un solo libro non son mica capace
di mettere tutta la paga di una notte.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

SCENA DA BAR

in una vaga fumolenza vanno i pensieri,
vuoti come i cappellini ridicoli.
si sta nel bar come in un prato onirico,
come strani scarabei disincantati,
senza pensare a nulla.
solo una ragazza sembra avere spirito,
chissà perchè,
come una colomba catturata
da un grande maleficio.
se ne sta con qualcuno,
anche se non si vede.
suona la chitarra della sua anima, credo,
e c'è una musica dolce nell'aria,
anche se non si sente.
i suoi pensieri sono pieni di un evento d'amore,
e fa paura agli altri
anche se non se sa niente assolutamente.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

SU UNA SPIAGGIA DESERTA

non c'è nessuno da queste parti sul mare.
poveri e ricchi, son spariti tutti.
anche le loro incredibili e numerosissime valigie
sono andate via alla chetichella.
sono andate via le case
e pure le finestre,
le guardie e pure i ladri
son filati via.
i comandanti
come pure i semplici marinai.
quelli blu e quelli bianchi,
son partiti tutti.
è rimasta la sabbia da una parte
e il mare dall'altra.
e io in mezzo,
che non so che ci sto a fare.
son qui che mi ricordo della mia adolescenza
e degli squallidi ruderi della mia famiglia.
e quel romanzo sulle stelle
che mai ho avuto tempo di finire.
era un contrabbandiere quello
che vagava tra le colline dell'Orsa
e quelle di Cassiopea.
mia madre invece faceva la sarta
e mio padre il camionista,
io mi alzavo la notte
a controllare la rotta della mia regina.
vagando anch'io come in un sogno di un folle.
ora son qui sulla spiaggia, da solo,
con il vento che mi fa perdere
tutti i timbri di quel che ho fatto,
e di quelli che mi devono ancora pagare.
ma il motore del camion di mio padre
tira ancora,
là sulle colline della Lucania
e da quel romanzo verrà fuori qualcosa,
spero.
forse un miracolo
o un altro giorno senza senso come sempre.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

FELICITA' DA BAR

si è felici nelle vigne.
in città si è soli, come in un soltanto al contrario.
le mie avventure notturne son sogni
che poi vanno a sedersi in un bar
a bere campari.
anche te sei una vagabonda di notte
e così non ci incontriamo mai.
intanto ascolto discorsi di sconosciuti
per fare dialoghi assurdi 
nei miei romanzi di fantasmi.
parlo anch'io, ma raramente.
e credo che anche tu fai lo stesso.
qualcuno mi sorride
ma non abbastanza
per aver tempo di chiedergli come si chiama.
con l'amore credo che sia lo stesso.
io sogno
oppure è il mondo che sogna me?
siamo tutti un pezzo di sogno,
parti interscambiabili di un mosaico infinito.
macchine in piena velocità,
visi e voci che vanno e vengono
con i loro numeri di telefono incorporati.
anch'io sono un numero di telefono
per chissà quanti.
ma di notte sogno l'amore
e mi rimetto un pò in sesto.
sono quasi uno scienziato del sogno
e ne accumulo una quantità smisurata.
le vigne comunque sono al mio paese
e qualcuno tra un pò le andrà a vendemmiare,
spero che mi inviti pure,
le penso spesso e ne scrivo ogni tanto.
domani comunque sarò ancora per strada,
al mio posto di combattimento,
con il mio telefono acceso
anche se tu non mi chiamerai mai.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO